Ivana Traversin, Valerio Ravaglia (São Paulo – Brasil, 21.1.2006)
E’ sabato mattina e sono ancora a São Paulo. Dato che per il mio rientro in Italia ho preso l’impegno di tenere una presentazione nell’ambito di una manifestazione denominata OpenDay a Busto Garolfo, in questi giorni con l’aiuto di Ivana, ho raccolto del materiale sui programmi di inclusione digitale messi in atto dal Governo brasiliano; ma domani sera ho l’aereo di rientro per l’Italia, praticamente l’ ultima occasione per fare visita ad un telecentro.
I telecentros sono uno dei circa 50 progetti governativi relativi all’inclusione digitale. Sono dei locali attrezzati con una ventina di personal computer ed accesso ad Internet a banda larga. Vengono implementati nelle zone più povere della città . La gente può utilizzare queste strutture liberamente e gratuitamente, disponendo anche dell’ausilio di personale con una certa preparazione tecnica che fornisce corsi di preparazione a vari livelli. L’ unico vincolo è per i bambini che non possono accedere ai centri negli orari di scuola. Nei computer è presente solo software libero ed in particolare GNU/Linux con una distribuzione appositamente realizzata, basata su Debian denominata Sacix.
Tramite una veloce consultazione al sito della Prefettura scopriamo che uno dei 128 telecentros della città è facilmente raggiungibile. Armato di macchina fotografica io, carta e penna Ivana, arriviamo in breve tempo. Il tempo giusto per fare una bellissima esperienza.
Quelli che seguono sono gli appunti di Ivana assieme a qualche foto che ho realizzato.
Telecentro Jardim Guaraú: 3.422 utenti registrati.
Il telecentro è stato inaugurato il 30 giugno 2004. Del totale degli utenti, 42% sono di sesso maschile, 2% hanno la formazione scolastica di base incompleta e 28%
hanno fra 11 e 16 anni. Il costo di realizzazione della struttura è stato di 125.000 reais che attualmente corrispondono a circa 50.000 euro.
Quando non sono impegnati nel tenere i corsi di informatica agli utenti, i due coordinatori forniscono assistenza nell’uso dei 20 calcolatori disponibili, di Internet, nelle attività scolastiche, nei giochi etc. Fernando Yukio, di 25 anni, è uno dei coordinatori. Ha inviato il suo curriculum alla prefettura, è stato selezionato e ha fatto il corso previsto per diventare insegnante/coordinatore. “Stavo cercando lavoro e ho ricevuto proposte che mi avrebbero permesso di guadagnare di più, ma ho deciso di lavorare nel telecentro perché è un modo per aiutare la comunità ”, lui racconta.
Fernando è di origine giapponese e abita nel quartiere orientale della città , chiamato Liberdade. Per arrivare al lavoro, deve affrontare quotidianamente 2 ore di pullman per l’ andata e 2 ore per il ritorno a casa (la linea metropolitana in questa parte della città è ancora in fase di realizzazione), ma la distanza sembra non scoraggiarlo: “Questa esperienza ha cambiato la mia vita. Non ci sono soldi che possano pagare le amicizie che ho fatto qui.”
In un anno e mezzo di funzionamento, il telecentro non ha cambiato solo la vita di Fernando, ma anche il quotidiano della comunità che gli ruota intorno. Guilherme Dutra, di 13 anni, è stato uno dei primi a registrarsi nel telecentro. Lui è lì tutti giorni, dove passa circa 2 ore navigando in Internet e utilizzando sistemi di messaggistica come Orkut e MSN. Prima di iniziare a frequentare il telecentro, il suo sogno era, come per la gran parte dei bambini brasiliani della stessa età , diventare un grande calciatore. Adesso prende in seria considerazione anche la possibilità di proseguire lo studio dell’ informatica, che pare avergli dato diverse soddisfazioni. “Tutto ciò che ho imparato del computer è stato da solo, non ho avuto il bisogno di fare il corso base di informatica”, dice con orgoglio.
Alessandro Valerio da Silva, di 21 anni, frequenta il telecentro da soli 3 mesi, ma ha già fatto molte amicizie e elogia il programma della prefettura. Si muove con la sicurezza di un guida della comunità e afferma: “Il telecentro impedisce l’entrata nel mondo della malavita e della droga. Oltre che per Internet, la gente viene qui per ritrovarsi. Il posto è un punto di incontro.”
Sulle differenze fra Linux e Windows, i ragazzi che frequentano il posto hanno dei dubbi, di fatto pochi degli utenti del telecentro ha mai utilizzato o visto Windows. Luan Teixeira Da Silva, di 15 anni, rischia un parere: “Linux è più difficile, ma ci da la libertà di fare tutto”. Fernando interviene in modo categorico: “Il software libero rende liberi anche noi”.
Giusto il tempo di strapparmi una promessa per la prossima occasione, vale a dire di portare con me almeno una T-shirt della FSF Europe, di insegnarmi il modo particolare con cui si salutano e ce ne andiamo con il messaggio che i ragazzi del telecentro di Guaraú ci hanno lasciato: “Um outro mundo é possivel”, naturalmente: migliore.
Tweet