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Cittadini digitali – Intervista a Sérgio Amadeu

Posted by Valerio Ravaglia on April 08, 2005
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Cittadini digitali   (versione PDF per la stampa)

di Ivana Traversim

Siamo sulla soglia di un’epoca dominata dal software, il cui futuro dipende delle decisioni prese adesso. È necessario impedire che vengano ampliate le disuguaglianze sociali, combattendo l’esclusione digitale, garantendo l’accesso alla tecnologia e aprendo, in questo modo, la strada per il pieno esercizio della cittadinanza.

Le grandi invenzioni non sono pacifiche. Esse invertono l’ordine mondiale, creano nuovi meccanismi di mercato e di produzione. Generano tutti i tipi di paure e diventano agenti di profondi cambiamenti culturali. Questo è successo, per esempio, con l’avvento della stampa e della televisione. Questa volta, tuttavia, il mondo affronta una rivoluzione più ampia e veloce. Nelle ultime due decadi, ogni cosa ha iniziato ad avere la sua forma binaria, digitale. Il computer è diventato un strumento vitale di comunicazione, dell’economia e del potere.

Ci sono più opportunità, ma anche più rischi. Le nuove tecnologie possono allargare il divario tra ricchi e poveri, tra paesi sviluppati e sottosviluppati, se i benefici della rivoluzione digitale non saranno raggiungibili alle persone di qualunque classe sociale. Dati dalle Nazioni Unite (ONU) mostrano che l’uso di Internet nel 2003 è limitato a 600 milioni di persone nel mondo, su un totale di più di 6 miliardi. Nel Brasile, i circa 15 milioni di utenti corrispondono all’ 8% della popolazione, cioè, il 2,5% della popolazione mondiale.

E’ in questo scenario che si sviluppa il movimento del software libero, che è, contrariamente a ciò che crede la maggior parte della gente, molto di più del semplice sviluppo di software a codice aperto. Con una filosofia basata sulla libertà di creare, innovare e condividere le idee, mette in scacco il vecchio ordine e propone un nuovo paradigma: la democrazia digitale.

La decisione del governo brasiliano, nel 2003, di dare preferenza all’uso del sistema operativo GNU/Linux e ai programmi non proprietari nell’ amministrazione pubblica, ha attratto l’ attenzione del mondo. Oltre al risparmio delle risorse del paese, l’uso di software libero diminuisce la sua dipendenza tecnologica e recupera i diritti del cittadino alla conoscenza digitale piena, senza le barriere di codici segreti.

Per parlare di questo argomento, EcoSpy ha invitato Sérgio Amadeu da Silveira, presidente dell’Istituto Nazionale di Tecnologia dell’ Informazione (ITI) del Brasile.AmadeuAmadeu è sociologo e fa parte del movimento del software libero. Tra il 2001 e il 2003, ha introdotto e coordinato il Governo Elettronico del comune di São Paulo. In questo periodo, ha ideato e messo in pratica il progetto di inclusione digitale della città realizzando i telecentri nelle aree più povere. Amadeu è insegnante all’ Università di Comunicazione Sociale Cásper Líbero di São Paulo [1] e autore dei libri “Exclusão Digital: a miséria na era da informação” (Esclusione digitale: la miseria nell’era dell’informazione) e “Software Livre: a luta pela liberdade do conhecimento” (Software libero: la lotta per la libertà di conoscenza), pubblicati dalla casa editrice Fundação Perseu Abramo e che, al momento, non risultano tradotti in italiano.

Intervista

EcoSpy: In cosa consiste questa rivoluzione digitale o dell’ informazione in corso?

Sérgio Amadeu da Silveira: Gli indicatori mostrano un grande progresso nell’economia mondiale riguardo l’ insieme delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’ informazione. Tutta la catena di produzione sta per essere trasformata da queste tecnologie digitali, che sono basate sull’intelligenza e sull’elaborazione di programmi intelligenti, perché aumentano la capacità delle persone di immagazzinare, elaborare e trasmettere le informazioni.[2]
Solo per dare un’idea, oggi una grande azienda non è in grado di portare avanti tutte le attività di cui necessita senza una grande rete di comunicazione, computers e server. E tutte queste macchine sono internamente governate dal software. Questo significa che le persone hanno iniziato a usare il software nella loro vita quotidiana spesso senza rendersene conto.
Così, quando dico che viviamo nella società dell’informazione, voglio dire che le informazioni sono l’elemento più importante. Il software è presente in tutte le attività produttive, commerciali ed industriali. È diventato l’elemento centrale delle relazioni tra le persone, le aziende, i governi e i settori culturali.

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