Archive for March, 2005

[FSFE] Il programma Fellowship della FSFE per difendere la libertà nell’era digitale

Posted by Marco Frattola on March 30, 2005
Uncategorized / Comments Off

Riportiamo il Comunicato Stampa ufficiale della FSFE: http://mail.fsfeurope.org/pipermail/press-release-it/2005q1/000087.html

==================================

FSF Europe – Chapter Italy Press Agency press at italy.fsfeurope.org
Tue Mar 29 11:42:10 CEST 2005

Il programma Fellowship della FSFE per difendere la libertà nell’era
digitale.

“Ci impegniamo a proteggere la nostra libertà di partecipare e dare
forma a una società digitale che rispetti la libertà e la privacy”. Con
questo slogan, la Free Software Foundation Europe (FSFE) lancia in
Italia il suo nuovo programma di partecipazione alle sue attività.

L’opposizione ai brevetti software ha dimostrato che è possibile
cambiare le cose, ma ha dimostrato anche che occorre fare di più. Mentre
ci stiamo difendendo dai brevetti software, e continuiamo a farlo, ci
sono altre minacce, vecchie e nuove, che possono essere affrontate
meglio da una comunità più coesa e numerosa.

Le spinte protezionistiche di coloro che mirano a rinforzare i propri
monopoli stanno esercitando la propria influenza a vari livelli,
utilizzando la tecnologia, la legislazione e il denaro
“, afferma Stefano
Maffulli
, rappresentante italiano della FSFE; e conclude: “Se occorre
preservare la nostra libertà, abbiamo bisogno di più spalle per
sostenere il lavoro e di più persone per far sentire la nostra voce
“.

Per partecipare al programma Fellowship della FSFE basta versare un
contributo di 120 euro all’anno (60 euro per studenti e inoccupati).
Tutti i “Fellow” avranno a disposizione uno spazio sul portale fsfe.org,
un sito su cui incontrarsi, comunicare e cooperare. Ogni Fellow potrà
scrivere un blog, condividere le proprie esperienze nei forum e tenersi
informato con le ultime notizie. In questo modo è possibile collegare
iniziative e persone per rimanere uniti e fare sentire collettivamente
la nostra voce. Inoltre, tutti i Fellow avranno un alias email
@fsfe.org, un segno visibile del loro sostegno alla Free Software
Foundation Europe.

I Fellow riceveranno anche uno strumento pratico per rafforzare la
propria privacy e la propria sicurezza: una smart card personalizzata
compatibile con OpenPGP, realizzata da Werner Koch, autore di GnuPG e
direttore amministrativo della FSFE. Con questa smart card, i Fellow
potranno comunicare in modo sicuro e privato, utilizzando firma digitale
e cifratura, ma anche proteggere i propri login e i propri dati su
disco.

Questa smart card è un dispositivo allo stato dell’arte, per molti tipi
di applicazioni, come ad esempio cifrare la propria posta. Con la card,
mettiamo tutti i Fellow direttamente nella condizione di poter
proteggere i propri dati e la propria privacy. Vogliamo dare a tutti
questa possibilità, aumentando al contempo la consapevolezza sulle
questioni della privacy e della sicurezza
“, spiega Werner Koch.

In passato abbiamo lavorato ai limiti delle nostre possibilità,
talvolta anche oltre. Ci siamo resi conto che possiamo fare grandi
progressi, ma ci siamo anche accorti che la battaglia è appena iniziata.
Difendere la nostra libertà collettiva è un compito che dobbiamo
svolgere insieme. Consideratela pure una chiamata alle armi.
” conclude Georg Greve.

È possibile unirsi al programma di Fellowship della FSFE all’indirizzo
http://www.fsfe.org/


Che cos’è la Free Software Foundation Europe:

La Free Software Foundation Europe (FSFE) è una organizzazione non
governativa senza fini di lucro che si dedica a tutti gli aspetti
del Software Libero in Europa. L’accesso al software determina chi può
far parte di una società digitale. Quindi la libertà di usare,
copiare, modificare e redistribuire software, come descritto nella
definizione di Software Libero, permette parità di partecipazione
nell’era dell’informazione. Portare all’attenzione del pubblico questi
temi, dare solide basi politiche e legali al Software Libero e
assicurare libertà alle persone supportando lo sviluppo di Software
Libero, sono temi centrali per la FSFE, che è stata fondata nel
2001 come organizzazione sorella della Free Software Foundation
statunitense.

Contatti:

Stefano Maffulli <maffulli at fsfeurope.org>
Cel: +39 347 14 93 733

Per maggiori informazioni:
http://fsfeurope.org/
press [at] italy.fsfeurope.org

==================================
Ci piace ricordare la “chiamata alle armi” fatta da Greve e invitarvi a visitare il sito della Fellowship di FSFE: http://www.fsfe.org

Codice Libero? L’ altra faccia del Software – prima parte.

Posted by Valerio Ravaglia on March 25, 2005
AttivAzione, software libero / Comments Off

Il termine “software” è oggi universalmente utilizzato per indicare la componente immateriale che governa moltitudini di apparecchiature elettroniche, che vanno dai più semplici apparati di comunicazione quali telefoni e fax, agli elettrodomestici, per arrivare a quelli che rappresentano i principali responsabili, di ciò che comunemente viene indicata come la più grande rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni: i “personal computer”, principali protagonisti della diffusione di massa delle tecnologie digitali.

Ma quale è il reale significato di tale parola e come mai interi Governi nazionali, Istituzioni pubbliche, aziende private e semplici cittadini, pongono tanta attenzione su questo argomento che a prima vista sembrerebbe una semplice questione di circuiti ed apparati elettronici? Ed ancora, come è possibile che a tale tecnologia venga associato o meno il concetto di libertà?

Per cercare di dare una risposta a tali quesiti, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e raccontarvi di una storia fatta di linguaggi e difficoltose comunicazioni tra uomo e macchina. Una storia nella quale l’umanità sembra apparentemente uscirne vincente, ma che in realtà si dimostra piena di insidie e allo stesso tempo presenta grandi opportunità di sviluppo sociale, che naturalmente una società civile ha l’obbligo di cercare di non farsi sfuggire.

Il linguaggio umano è caratterizzato dalla moltitudine di concetti e di simboli che li rappresentano; ma ad un certo punto della storia alcuni filosofi, matematici e teorici, compresero che l’universo di queste comunicazioni poteva essere riassunto in sole due informazioni, che dal punto di vista teorico potremmo chiamare: l’esistenza e la non esistenza di qualcosa.

Per fare un esempio pratico di comunicazione con queste due semplici informazioni, pensate ad un intesa (in termine tecnico chiamata “protocollo”) tra voi ed un vostro conoscente, per la quale stabilite che se avete una luce accesa comunicate che siete in casa, mentre se la luce è spenta significa che siete altrove. Allo stesso modo il “protocollo” potrebbe complicarsi e coinvolgere due luci, stabilendo per esempio che se una luce è accesa e l’altra spenta, il messaggio è che siete in casa, mentre se entrambe sono accese significherà che siete in casa ma che siete occupati; entrambe le lampade spente potrebbero comunicare che non siete in casa.

Con questa logica e con due semplici informazioni di base (acceso/spento) una volta stabilito il protocollo, sarete in grado di comunicare molte informazioni, tante quante sono le combinazioni dello stato di acceso/spento del numero di lampade che il vostro “protocollo” prevede (a voi il compito di immaginare quale tipo di informazione potrebbe aggiungere una terza lampada, es: sono in casa, sono occupato perchè stò mangiando, oppure perchè sono al telefono etc.)

Nel corso della storia e con l’evoluzione tecnologica, fu naturale poi per qualcuno individuare il fatto che questa logica potesse essere facilmente applicata ai congegni elettronici, per loro natura in grado di recepire solo due due tipi di informazioni: presenza o assenza di energia elettrica. Sostanzialmente, un certo numero di lampade che con la loro combinazione di stato acceso/spento, comunichino informazioni.

L’ elettronica ha l’enorme vantaggio di essere estremamente veloce e di occupare pochissimo spazio; pensate a migliaia di microlampade in grado di accendersi o spegnersi in una frazione di secondo e in questo modo trasportare milioni di informazioni ad una velocità incredibile. Una forma qualsiasi di comunicazione elettronica, per queste ragioni, è destinata a sopravanzare qualsiasi altro mezzo di comunicazione e così è stato.

Tuttavia ci si rese subito conto che il dialogo tra uomo e macchina elettronica sarebbe stata cosa complessa; il primo in grado di comunicare un’ infinità di concetti e in grado di sviluppare altrettanti simboli per rappresentarli, sull’altro versante macchine in grado di recepire solo due stati fisici: presenza o assenza di energia, che per convenzione e per utilità, furono rappresentati dai numeri 0 e 1.

Due mondi distanti e due linguaggi completamente diversi. Per comunicare, fornire informazioni, istruire macchine dal linguaggio così limitato, era necessario gettare un ponte tra i due mondi, creare il traduttore universale capace di trasformare il pensiero umano in informazioni per la macchina. In pratica si rese necessario creare una sorta di sottoinsieme del linguaggio umano, una specie di dialetto, trasformabile dal traduttore in un qualcosa di comprensibile ed eseguibile dalla macchina cioè, un insieme di istruzioni fatte di zero e di uno.

Fu così che questa comunicazione uomo/macchina cominciò a strutturarsi a livelli in ognuno dei quali l’essere umano e la macchina ricoprono ruoli e funzioni ben precise, dai confini spesso invalicabili.

I programmatori sono le persone che conoscono la logica dei computer, le operazioni che sono in grado di compiere e i dialetti utilizzabili per fornire la serie di istruzioni comprensibile ed eseguibile dal calcolatore, vale a dire il programma.

Il primo stadio del software è quindi quello scritto dai programmatori nel linguaggio di programmazione prescelto. A questo livello il software prende il nome di codice sorgente, in tale forma il programma risulta comprensibile, studiabile e modificabile dai programmatori, ma non è eseguibile sui computer. Per ottenere un programma in grado di fare eseguire ai calcolatori qualche tipo di operazione, è necessario tradurre il codice sorgente nel corrispondente codice eseguibile, che viene anche denominato codice binario.

L’ operazione di conversione da codice sorgente a codice binario viene effettuata da un particolare programma appositamente creato e che prende il nome di compilatore. Esistono specifici compilatori per ogni linguaggio di programmazione.

Solo dopo la fase di compilazione il software prende la forma di programma eseguibile; l’aspetto negativo è che in questa fase del suo ciclo di vita, il programma risulta comprensibile ai computer ma non lo è più per i programmatori i quali, per capire o modificare il programma, devono fare sempre riferimento al corrispondente codice sorgente. Inutile dire che se per qualsiasi motivo il codice sorgente dovesse andare perso, il programmatore non sarebbe più in grado di modificare il programma, di controllarne il funzionamento e di correggerne i potenziali errori.

Facciamo un esempio pratico. Quello che segue è il codice sorgente di un banale programma di esempio scritto nel linguaggio di programmazione denominato “C”:

          #include 
          main()
         {
              printf ("Hello World"n);
          }

Il banale scopo del programma di esempio, è quello di fare apparire sul monitor la scritta “Hello World”. Dopo la fase di compilazione lo stesso programma, in forma di codice eseguibile, apparirà al programmatore più o meno nel seguente modo:


éÐÿÿÿ1í^‰áƒäðPTRhðƒ##hƒ##QVhlƒ##è¿ÿÿÿô��U‰
åSètë#ƒÀ#£””##ÿÒ¡””##‹#…ÒuëÆ#Œ•###ÉÉöU‰
åQQ‹#p•#ƒÀ#ƒÀ#Áè#Áà#)ăìhx„##è#ÿÿÿƒÄ#ÉÃ������U‰
åWVSƒìè¾þÿÿ�ƒ#ÿÿÿ�“#ÿÿÿ‰Eð)Ð1öÁø#9Æs#‰×ÿ#²‹Mð)
GCC: (GNU) 3.4.1 ÿÿÿÿ˜”##

Si tratta del codice binario del programma. Come vedete, qualcosa di assolutamente incomprensibile anche per i programmatori.

Ora, se ci venisse in mente di effettuare una versione Brasiliana del programma di esempio, dovremmo procedere alla sostituzione nel codice sorgente, della stringa “Hello World” con la corrispondente in portoghese “Oi Mundo” ed effettuare di nuovo la fase di compilazione. Se per qualche motivo non avessimo accesso al codice sorgente, l’operazione non sarebbe possibile. In pratica non avremmo la libertà di tradurre o di modificare il programma come vorremmo.

Chiunque fosse in possesso della versione binaria potrebbe eseguire il programma e fare apparire la scritta “Hello World” sullo schermo, ma solo chi fosse in possesso del relativo codice sorgente potrebbe modificarlo, per esempio, per tradurlo in altra lingua, oppure per estenderne le funzionalità.

Il software è sempre più coinvolto in moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana. I computer vengono usati per elaborare i conti e le transazioni bancarie, gestiscono le amministrazioni pubbliche, i voli aerei, le strutture sanitarie. Il software controlla il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e studiamo; è difficile individuare un qualsiasi settore della società moderna, nel quale le tecnologie digitali non vengano in qualche modo utilizzate.

Tutto ciò è sotto il controllo di codici che, nel momento in cui si riesca in qualche modo a legittimarne o giustificarne la mancanza di accessibilità al corrispondente codice sorgente, possono risultare incomprensibili e segreti.

Questo tipo di evoluzione nella gestione dei programmi per elaboratori, è esattamente quella a cui si è assistito con l’avvento del Software Proprietario. Una modalità di sviluppo del software proposto principalmente dalle Software House, cioè da aziende (sopratutto Multinazionali) che grazie all’applicazione di rigide leggi sul copyright e tramite brevetti, impostano il loro business sulla realizzazione e commercializzazione di software in formato binario, quindi eseguibile dai calcolatori ma senza il relativo codice sorgente. Il risultato è quello che viene comunemente chiamato pacchetto software, che viene commercializzato alla stregua di un qualsiasi prodotto materiale ma il cui uso, è spesso vincolato e limitato da severe licenze di utilizzo. Inutile dire che essendo tali pacchetti non corredati dal corrispondente codice sorgente, non solo ogni modifica o adattamento di tali programmi acquistati risulta impossibile, ma anche la semplice conoscenza di ciò che è scritto nel codice e il controllo delle operazioni che il computer esegue, risulta complicato se non addirittura impossibile. A questo punto l’accostamento tra le parole “software” e “libertà di utilizzo” cominciano ad avere un senso.

Naturalmente la maggior parte degli utilizzatori di computer e di altri congegni elettronici, trova del tutto naturale avere a che a fare solo con la parte eseguibile del software e normalmente poche persone si preoccupano della disponibilità o meno del codice sorgente, dopotutto chi non è programmatore non saprebbe nemmeno che farsene; ma probabilmente, dopo questo nostro breve viaggio nel tempo tra codici e linguaggi, qualcuno avrà intuito l’importanza della posta in gioco e forse si starà domandando per la prima volta se una tecnologia di tale importanza, possa essere chiusa e tenuta al segreto nelle mani di chi ne controlla il codice sorgente; se questo tipo di business che basa la sua giustificazione filosofica ed etica sulla difesa della “proprietà intellettuale”, non possa risultare pericoloso e dannoso nei confronti della libera circolazione della conoscenza, del progresso tecnologico, delle opportunità di sviluppo e crescita sociale per l’umanità intera.

La distribuzione e la commercializzazione di software a sorgente chiuso è ormai divenuta una consuetudine e in molte realtà è adirittura concepita come l’unica metodologia di sviluppo dei programmi possibile, ma la storia della tecnologia digitale non è iniziata in questo modo e quello a cui assistiamo oggi assomiglia all’espressione di una logica di mercato distorta, dove la filosofia del massimo profitto con il minimo sforzo, si sostituisce alle esigenze di progresso tecnologico, culturale e sviluppo sociale, che una moderna società democratica e civile dovrebbe perseguire.

Il nostro viaggio tra le foreste simboliche dei linguaggi e dei codici, continuerà nella seconda parte di questo articolo, dove cercheremo di parlarvi di una storia parallela e strettamente legata a quella degli zero e degli uno macinati dai microprocessori. Una storia affascinante iniziata e portata avanti da persone esperte, abili giocolieri dei codici, che dal buio delle loro stanze illuminate solo dalla debole luce dei display, hanno saputo mostrare al mondo intero l’aspetto più umano della tecnologia. Richiedendo a gran voce la libera circolazione del pensiero, dell’ informazione e la condivisione della conoscenza, hanno trascinato con se migliaia di collaboratori, creato una comunità internazionale, risvegliato l’interesse e le coscienze di programmatori, tecnici, politici, sociologi e di decine di Governi e di pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: il movimento del Software Libero.

Software libero contro il “digital divide”

Posted by Valerio Ravaglia on March 24, 2005
AttivAzione, software libero / Comments Off

Commento ad un articolo apparso sul supplemento di The Economist Technology Quarterly.

La diatriba “Linux” vs windows francamente è di quanto più noioso e stupido si possa assistere; non solo perchè non si capisce il motivo per il quale dovremmo continuamente confrontarci con il sistema operativo proprietario e chiuso di casa Redmond e dimostrare di essere tecnologicamente superiori, ma anche perchè costituisce una inutile perdita di tempo e risorse che potrebbero essere impiegate decisamente in modo migliore.
Ecco finalmente un articolo che mette in luce delle qualità diverse del software libero che raramente vengono prese in considerazione e spiegate.

Il modello di sviluppo aperto caratteristico del software libero, propone diversi evidenti vantaggi che vanno dalla riduzione dei costi alla trasparenza e sicurezza del codice, per arrivare alla maggiore indipendenza rispetto ai fornitori di tecnologia, ma questi non sono gli unici aspetti positivi dei quali il software libero può vantarsi.

Il codice aperto infatti, in quanto completamente fruibile, modificabile e ridistribuibile, può essere anche tradotto e “localizzato” da chiunque ne abbia la necessità. Ed ecco che gli “Eroi locali” dell’ opensource rendono accessibile KDE e Gnome in almeno il doppio dei linguaggi disponibili per windows.

KDE è già disponibile in 42 diverse lingue ed altre 46 sono in fase di sviluppo, allo stesso modo Mozilla parla 65 lingue ed altre 34 stanno per arrivare e OpenOffice è disponibile in 31 idiomi compreso Slovenian, Basque, Galician, e lacuni linguaggi Indiani come Gujarati, Devanagari, Kannada and Malayalam. Altri 44 linguaggi compariranno a breve compreso: Icelandic, Lao, Latvian, Welsh e Yiddish.

Potenza della comunità hacker, potenza della libertà nella tecnologia e nella conoscenza.

Sull’ altro versante windows 2000 viene proposto in 24 lingue e windows XP in 33, mentre l’ ultima versione di office è disponibile in sole 20 lingue. Il motivo di tale differenza di lingue disponibili confronto al software libero è evidente e non necessita di spiegazioni: cosa importa alla multinazionale americana di rendere disponibile, per esempio, la propria tecnologia in Zulu, Xhosa, Venda, Sesotho ed altri linguaggi africani, quando è più alto il costo per tale lavoro che gli introiti che ne deriverebbero?

Il software libero rappresenta oggi una incredibile risorsa per queste popolazioni, che la logica del puro profitto vorrebbe vedere escluse.

Per una volta nella storia, un piccolo grande dono di riparazione dal mondo occidentale; dopo esserci tanto macchiati di imperdonabili misfatti non facciamoci sfuggire l’ occasione di contribuire a dare un volto più umano a questo mondo.

FSFE aiuterà Microsoft a rimettersi in piedi

Posted by Marco Frattola on March 24, 2005
fsf / fsfe, software libero / Comments Off

“Pensiamo che sia durata abbastanza” dice l’Avvocato Carlo Piana, che
rappresenta la Free Software Foundation Europe (FSFE) davanti alla Corte
Europea. “Aspettare che Microsoft proponga soluzioni per ristabilire la
concorrenza sembra una totale perdita di tempo. Perciò abbiamo
cominciato a lavorare sulle condizioni che realizzino ciò che la
Commissione Europea ha cercato di ottenere con la sua decisione,
sostenuta dalla Corte Europea.”

“Il Team Samba ha oltre 12 anni di esperienza di lavoro
sull’interoperabilità col software Microsoft. Abbiamo lavorato per molti
anni nell’area del software per Workgroup server,” spiega Jeremy Allison
del Team Samba. “Sappiamo esattamente quali informazioni sono necessarie
per ripristinare almeno la possibilità di una concorrenza. Così
metteremo quell’esperienza a disposizione della Commissione Europea.”

“Microsoft s’è comportata come certi bambini riottosi che si buttano per
terra e devono essere trascinati per tutta la strada,” afferma Georg
Greve, presidente della FSFE. “Dal momento che Microsoft sembra non aver
voglia di alzarsi e camminare, aiuteremo la Commissione a rimetterla in
piedi e a farla procedere verso il ristabilimento della concorrenza. Se
continuano a puntare i piedi, la Commissione dovrebbe mettere termine
a quest’indegno spettacolo e multare una volta per tutte Microsoft di un
5% sul giro d’affari giornaliero netto del mercato di riferimento per
ogni giorno in cui non saranno in regola.”

Il caso antitrust nell’Unione Europea va avanti da anni. Per tutto il
tempo, Microsoft ha tergiversato, cercando di bloccare e rallentare
l’indagine della Commissione Europea e il ripristino della concorrenza a
ogni occasione.

E addirittura, a fronte di una multa dalla Commissione che ha battuto
tutti i record, Microsoft ha speso svariate volte quella cifra per
sollecitare i sostenitori della Commissione Europea a non partecipare
alla causa di appello presso la Corte Europea, promossa per evitare di
dare ai concorrenti le informazioni necessarie per ottenere
l’interoperabilità.

La Corte Europea non si è fatta ingannare da queste tattiche ed ha
ordinato a Microsoft di adeguarsi immediatamente alle condizioni della
Commissione Europea. In risposta a questo, Microsoft ha offerto un
accordo di licenza progettato per creare ulteriori ostacoli alla
concorrenza.

La Commissione Europea ha ora riconosciuto in modo ufficiale questo
fatto, chiedendo ancora a Microsoft di consentire la concorrenza, dopo
aver mostrato negli anni passati un’incredibile pazienza con Microsoft,
un fatto del quale il gigante del software ha fin troppo abusato.

Adesso è tempo che la Commissione chieda attivamente a Microsoft di
adottare soluzioni e condizioni che possano davvero ripristinare la
concorrenza. La mancata adozione di tali soluzioni e ulteriori ritardi
costituirebbero un danno per l’intera area economica europea.

La Commissione Europea dovrebbe fissare un termine definitivo perché
Microsoft si adegui a quanto stabilito e alla decisione della Corte
Europea. Se Microsoft continuerà a perdere tempo, la Commissione
dovrebbe imporre la massima sanzione possibile di un 5% del giro
d’affari netto sul mercato di riferimento per ogni giorno di ritardata
applicazione.

“Microsoft abusa della pazienza dell’Europa da anni, ormai” conclude
Georg Greve. “Dovrebbero mettersi in regola o compensare il danno che
hanno causato. Dato il loro comportamento durante gli anni passati e i
loro portafogli eccezionalmente gonfi, ai quali l’Europa ha contribuito
non poco, il 5% sembra effettivamente adeguato.”


Che cos’è la Free Software Foundation Europe:

La Free Software Foundation Europe (FSF Europe) è una organizzazione
non governativa senza fini di lucro che si dedica a tutti gli aspetti
del Software Libero in Europa. L’accesso al software determina chi
può far parte di una società digitale. Quindi la libertà di usare,
copiare, modificare e redistribuire software, come descritto nella
definizione di Software Libero, permette parità di partecipazione
nell’era dell’informazione. Portare all’attenzione del pubblico
questi temi, dare solide basi politiche e legali al Software Libero e
assicurare libertà alle persone supportando lo sviluppo di Software
Libero, sono temi centrali per la FSF Europe, che è stata fondata nel
2001 come organizzazione sorella della Free Software Foundation
statunitense.

Per maggiori informazioni: http://fsfeurope.org/

Tags: , , , ,

“Lettera aperta al WIPO” (marzo 2005)

Posted by Marco Frattola on March 24, 2005
copyright / Comments Off

[da copywhat]

A: WIPO – World Intellectual Property Organization (OMPI – Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale)

Versione Italiana:

Manifesto per la Trasparenza, Partecipazione, Equilibrio ed Accesso

Lettera Aperta alla World Intellectual Property Organization (WIPO) -
Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI) delle
Nazione Unite.

Dr. Kamil Idris
Direttore Generale
World Intellectual Property Organization – WIPO
Chemin des Colombettes 34
1211 Ginevra Svizzera

Chiediamo rispettosamente alla World Intellectual Property
Organization (WIPO) di riformare le proprie attività nei modi che
seguono:

- Una Richiesta di Riforma

Richiediamo TRASPARENZA all’interno del WIPO e rifiutiamo nettamente
ogni tipo di rappresentatività sproporzionata.

Inoltre, richiediamo un’immediata PARTECIPAZIONE alle attività del
WIPO della società civile e delle organizzazioni non governative (ONG)
che si battono per l’interesse dei consumatori. Poniamo questa
richiesta con specifico riguardo, ma non limitatamente,
all’accettazione delle richieste da parte delle ONG di essere
accettate come osservatrici `ad hoc’ al prossimo Incontro
Intergovernativo Inter-sessione (Inter-sessional Intergovernmental
Metting) del 11-13 Aprile 2005, e al Comitato Permanente sulla
Cooperazione per lo Sviluppo Collegato alla Proprietà Intellettuale
(Permanent Committee on Cooperation for Development Related to
Intellectual Property) del 14-15 Aprile 2005, al fine di ottenere una
discussione EQUILIBRATA sull’Agenda per lo Sviluppo e sul sistema
della Proprietà Intellettuale in generale, che osservi un equilibrio
tra i detentori dei diritti di Proprietà Intellettuale e i
consumatori.

[continua al sito ...]

(Traduzione italiana della lettera aperta disponibile in formato PDF qui)

-> Petizione online

-> WIPO Manifesto

Tags: , ,

La tutela ambientale in Italia #1

Posted by Marco Frattola on March 22, 2005
ambiente / Comments Off

Fare informazione anche sui temi ecologici, è un obbligo.
Perchè alla fine sono i paesi come il Brasile ed altri con enormi risorse naturali, a manifestare una maggiore sensibilità verso quello che viene definito sviluppo sostenibile.

I paesi industriali del nord del mondo, invece, hanno generalmente un atteggiamento più superficiale e distratto, quando si tratta di capire quale veramente sia la strada migliore e più equilibrata per continuare nel progresso tecnologico, e si dimenticano con troppa disinvoltura che le risorse di questo pianeta non sono spremibili all’inverosimile a piacimento dell’umanità consumistica.

In Italia, la conoscenza dei temi ambientali – per quanto percepisco io qui nel nord industrializzato, a cavallo tra Emilia e Lombardia – è limitata ad un’educazione scolastica tra l’inesistente e il banale, a della propaganda dei politici che occupano il municipio e a (talvolta miserrimi) exploit francamente troppo politicizzati di organizzazioni (pur utilissime) come Legambiente ed affini.

Allora mi sono chiesto: è mai possibile che si faccia così poco, in Italia, da questo punto di vista?
A dirla tutta, la situazione non è poi così stagnante, e le informazioni ci sono, sia governative che non. Hanno forse il difetto di essere poco fruibili e poco visibili/attraenti per un medio-distratto navigatore della Rete.

A partire da un articolo su Unimondo (”Italia: ratifica della convenzione sulla chimica“), sono arrivato al Ministero dell’Ambiente, per poi finire al sito Amici della Terra.

dal Min.Ambiente (”Ambiente: presto nuove norme per i Pop, gli inquinanti organici persistenti”):

Contro l’inquinamento da Pop, le sostanze organiche persistenti, presto nuove norme in Italia. Il Consiglio dei Ministri ha dato infatti via libera, in prima lettura, allo schema di disegno di legge che ratifica e dà esecuzione nell’ordinamento nazionale al Protocollo firmato ad Aarhus [1] il 24 giugno del 1998 che mette al bando o limita l’uso di alcune sostanze chimiche come insetticidi, pesticidi, diossine e furani.
Obiettivo del Protocollo è quello di ridurre o eliminare la dispersione in atmosfera di inquinanti organici persistenti sia attraverso la messa al bando della produzione e dell’utilizzo delle sostanze più pericolose; sia attraverso una restrizione del loro uso e l’introduzione delle migliori tecnologie disponibili.
(…)

Questo dovrebbe essere un passo verso l’adozione del nuovo Regolamento Europeo sulle sostanze chimiche “REACH”, una proposta di legge europea che dovrebbe portare a identificare ed eliminare gradualmente le sostanze chimiche più dannose.
Il termine REACH significa Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche (Registration, Evaluation and Authorisation of CHemicals); attraverso questa regolamentazione, che dovrebbe essere abbastanza rigida, i produttori di sostanze chimiche saranno costretti a sottostare a cicli di documentazione e valutazione da parte di comitati scientifici preposti, al fine di costituire, attraverso tale fornitura di dati e la ricerca, una progressiva selezione ed eliminazione dalla produzione di sostanze ritenute provatamente dannose, secondo quattro fasce di pericolosità (# Cancerogeni; mutageni; tossine riproduttive; # persistenti, bio-accumulabili e tossiche; # molto persistenti e molto bio-accumulabili; # interferenti endocrini).
Tale regolamento è – a detta del WWF – ancora debole, nel garantire un’efficace epurazione dalla produzione di quei prodotti altamente pericolosi,

poiché consente di continuarne l’uso anche qualora siano disponibili alternative più sicure

.

Tornando al discorso del grado di informazione dei cittadini in materia, sempre il Min.Ambiente ha commissionato all’ISPO (sì, proprio quello di Mannheimer!) un monitoraggio (base semestrale) sul livello di sensibilità degli italiani nei confronti dell’ambiente, dal quale sarebbe emerso che tali italiani sono poco informati (e male!).
Dalla stessa pagina:
(http://www.minambiente.it/Sito/comunicati/2005/14_03_05.asp), cito un pezzo …

Italiani poco informati in ambiente. Il 52 per cento, infatti, è per nulla o poco informato sui temi ambientali, contro un 40 per cento abbastanza o molto informato (solo il 3 per cento molto informato). Le maggiori preoccupazioni nei confronti dei problemi ambientali riguardano l’inquinamento dell’aria, il nucleare, la gestione dei rifiuti. Minore attenzione si presta, invece all’inquinamento acustico, all’inquinamento di fiumi e laghi, all’elettrosmog, all’abusivismo edilizio. (…)
Tra le fonti di informazione sui temi ambientali, il primo posto spetta alle tv locali e nazionali (60,1 per cento), seguite da quotidiani e riviste, (39,3 per cento), dalle radio (19,6 per cento).

“I dati ci confermano che finora – ha detto Paolo Togni, direttore dell’Ufficio per la Comunicazione e per le Relazioni con il Pubblico, del Ministero dell’Ambiente – è circolata molta disinformazione in materia ambientale. Il Ministero intende compiere un lungo processo di disseminazione della conoscenza ambientale verso una coscienza ed una consapevolezza condivisa a tutti i livelli istituzionali”. (…)

… e alcune cifre che fanno pensare:

Stato dell’Ambiente in Italia 2005
Il primo Compendio sullo Stato dell’ambiente in Italia esamina nove temi ambientali informando sulla situazione attuale, sulle politiche adottate, sulle leggi approvate, sugli interventi realizzati. Si tratta di uno strumento snello e facilmente consultabile. Ecco alcuni dati contenuti nel Compendio.
Inquinamento acustico – A fine 2003 erano 1.355 i comuni che avevano approvato la classificazione acustica del loro territorio nelle 6 fasce previste (da aree particolarmente protette a aree industriali). In fase avanzata l’attuazione dei decreti che riguardano i limiti acustici per le infrastrutture: sono stati presentati i piani di risanamento delle infrastrutture ferroviarie, mentre per quelle stradali i gestori si stanno attivando. Dal punto di vista della regolamentazione dell’inquinamento acustico, l’Italia è all’avanguardia in Europa: solo la Francia, ad esempio, ha limiti acustici per le infrastrutture.
Mobilità - In 22 anni, dal 1980 al 2001, il traffico annuale di passeggeri nelle aree urbane è passato da 136,4 miliardi di passeggeri chilometro a 307,9, con un incremento del 126%. Le automobili hanno fatto la parte del leone in questo aumento con + 133,7 miliardi di p-Km, mentre c’è stato un decremento di – 4 miliardi p-Km con i mezzi collettivi. Nello stesso periodo anche il traffico merci su gomma è aumentato del 43%. In Italia c’è il record delle auto con 60 autovetture ogni 100 abitanti (record a Roma con 76) contro una media europea di 45. Proprio il trasporto è il principale fattore di pressione per quanto riguarda le emissioni inquinanti in aria. Nelle otto principali città italiane il settore trasporti contribuisce per più del 70% alle emissioni di PM10 e di ossidi di azoto e per più del 95% a quelle di benzene.
Aria – Negli anni la qualità dell’aria in città è mutata con sostanziali miglioramenti per quanto riguarda le concentrazioni dei composti dello zolfo, del monossido di carbonio, del piombo e del benzene. Le criticità attuali riguardano il PM10, l’ozono e il biossido di azoto.
Siti da bonificare - Sono stati censiti 12.797 siti da bonificare (mancano i dati di Piemonte e Abruzzo), in 1.674 la bonifica è in corso, 317 sono stati bonificati ed altri 770 sono stati bonificati con criteri regionali. Dei 50 siti di interesse nazionale, per 48 è in corso la caratterizzazione o la bonifica.
Natura – Nel 2004 è stata realizzata la carta della natura. Negli anni 2002-2004 è aumentata del 21% circa la superficie delle aree marine protette. Nel 2004 sono stati istituiti due nuovi parchi nazionali (Alta Murgia e Val d’Agri) con un incremento dell’1% della superficie protetta.
Acqua – A 10 anni dalla legge 36 di riforma del settore idrico sono 87 (il 96%) gli Ato (Ambiti territoriali ottimali) insediati. I prelievi di acqua avvengono per la maggior parte da pozzi (48,6% del volume complessivo prelevato) e da sorgenti (37,8%). Torino e Cagliari hanno il maggior consumo di acqua per uso potabile.
Rifiuti - Ogni anno in Italia si producono 122 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 29,8 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani. La raccolta differenziata nel 2003 ha raggiunto quota 21,5%. Tra il 1997 e il 2002 la quota dei rifiuti urbani smaltiti in discarica è diminuita dell’11%. Nel 2003 sono stati inceneriti l’8,8% dei rifiuti urbani.

Lo `sviluppo sostenibile` però può riguardare anche noi, e qualcuno ci ha pensato: basta dare un’occhiata alla “La Strategia Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile”, della quale scriverò nell’articolo #2 …

a presto…
MkF

Note dell’autore:
[1] Convenzione di Aarhus:
http://www.minambiente.it/SVS/aarhus/convenzione/convenzione.htm

Informazione libera: una serie di incontri a Milano

Posted by Valerio Ravaglia on March 17, 2005
AttivAzione, eventi / Comments Off

L’informazione deve essere libera

In una società che mira a controllare la comunicazione e l’accesso
all’informazione continuano a nascere comunità e progetti che
vogliono impedire che questo possa accadere.

Questi movimenti, utilizzando lo strumento della condivisione dei
saperi, intendono mantenere e diffondere le conoscenze dei singoli
per renderle patrimonio di tutti.

Su questa linea, il collettivo Leolinux [1] in collaborazione con
l’associazione culturale MiLUG [2], hanno elaborato un percorso di
incontri che desiderano stimolare le persone a diventare sostenitori
e membri attivi di questi processi di libertà.

Le serate si terranno allo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo di
via Watteau n.7 Milano, seguendo questo calendario:

Giovedì 24 Marzo ore 21.30
Sconfiggere il Digital Divide a cura di Simone Sala.
A seguire Hack Night a base di UML curata da Shang.

Giovedì 31 Marzo ore 21.30
Il software non è un aspirapolvere: la direttiva europea
sulla brevettabilità delle idee.
A cura di Stefano Maffulli FSFE/Italia [3]

Giovedì 07 Aprile ore 21.30
Wikipedia, enciclopedia libera in linea [4]
presentata da Alberto Marini.
Blog, Wikis e Blikies con esempi pratici
a cura di Giovanni Biscuolo (Ass. Culturale MiLUG).

Sabato 09 Aprile ore 22.00
Assemblea Pubblica sulle Creative Commons [5] con presentazione
del progetto Critical Music [6]
A cura di LeoLinux con la partecipazione di Marco Marandola,
Reload, S8 Radio e Scarph Records.

A seguire concerto.

[1] http://www.leoncavallo.org/spip/article.php3?id_article=11
[2] http://www.milug.org/
[3] http://www.italy.fsfeurope.org/
[4] http://it.wikipedia.org/
[5] http://www.creativecommons.it/
[6] http://www.leoncavallo.org/critical/

Tags:

L’amarezza del sarcasmo

Posted by Valerio Ravaglia on March 16, 2005
AttivAzione / Comments Off

Non si può certo dire che il modo in cui è stata gestita la vicenda della Direttiva Arlene McCarthy “relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici” abbia contribuito a dare ai cittadini una buona immagine delle Istituzioni europee, diciamo anzi che la percezione è quella di una generale perdita di fiducia nei processi democratici che dovrebbero regolare gli iter legislativi e i rapporti tra gli organi dell’Unione.

Il Consiglio dei Ministri, come è noto, non solo ha non ha preso in considerazione l’ ampio movimento – sostenuto tra l’ altro da 10 milioni di aziende europee – che si è mobilitato in opposizione all’idea di legittimare un regime di brevettazione del software selvaggio in stile statunitense, ma ha cercato almeno in un paio di occasioni di fare passare la direttiva dalla “porta di servizio” ignorando di fatto gli emendamenti e la volontà più volte espressa dall’organo più democratico e rappresentativo della UE, vale a dire il parlamento e generando il forte e probabilmente fondato sospetto, di una eccessiva influenza da parte della lobby delle major del software che, come noto, sono prevalentemente americane .

Ecco allora il duro comunicato della FSF Europe dove tra l’ altro si legge: “La posizione ideologica della Commissione Europea e del Consiglio ha impedito un confronto democratico con il Parlamento Europeo, che aveva pure richiesto all’unanimità alla Commissione di elaborare un nuovo testo.” ed ancora, “«La Commissione Barroso e il Consiglio hanno umiliato il Parlamento Europeo e vari parlamenti nazionali. Probabilmente sono stati violati gli stessi regolamenti del Consiglio. Stiamo verificando la possibilità di appello agli organi di controllo delle istituzioni europee». Fino ad arrivare a chiedersi – come ha fatto in questa lettera al Consiglio la FFII (Foundation for a Free Information Infrastructure) – cosa sia davvero successo Lunedi 7 Marzo 2005 in sede di “Riunione per la competitività”.

Più di queste posizioni ufficiali da parte di organizzazioni che da sempre si oppongono alla direttiva, è dal popolo della rete che arrivano le indicazioni di quanto l’ operato del Consiglio Europeo abbia creato una pericolosa rottura tra i cittadini e le istituzioni. In rete si sottolinea la paura che L’ Europa si trasformi nell’ Unione delle Banane, un volantino afferma che ormai le leggi in Europa si possano comprare e si annuncia un’ offerta promozionale: “Per un certo periodo, limitato, la presidenza lussemburghese del Consiglio UE consentirà a qualunque corporation americana di far applicare le proprie strategie ovunque nell’Unione Europea. Sarai finalmente in grado di schiacciare i concorrenti in un attimo e guadagnare un mercato enorme!” e il LUG di Pistoia annuncia con tristezza i “funerali della democrazia europea”.

Dal momento che le leggi possono essere comprate, ecco comparire la provocatoria iniziativa di Mikko Rauhala, system administrator dell’ Univeristà Helsinki, il quale sul proprio sito afferma senza mezzi termini: “Ognuno ha il bisogno di avere un hobby. Il mio è dare tangenti a funzionari corrotti”. Secondo Rauhala l’ ultima possibilità per evitare i disastrosi effetti della direttiva potrebbe essere quella di consegnare “Bustarelle contro la brevettabilità del software” perchè “è chiaro che il solo modo per fermare la marea è di usare gli stessi metodi che sembrano usare le grandi aziende: il buon vecchio metodo della democrazia del denaro: “un euro, un voto”.

“Quindi ho organizzato questa raccolta di impegni a finanziare le bustarelle necessarie per il voto contro la direttiva sulla brevettabilità del software. Io non raccolgo denaro, ma solo l’impegno di qualunque persona che sia pronta a inviare l’importo di sua scelta direttamente alla Presidenza del Consiglio Europeo, alle seguenti condizioni:

.La Presidenza ritirerà la proposta di Direttiva approvata il 7 Marzo 2005 (approvata contro le regole del Consiglio: quì un resoconto in inglese).

.La Presidenza sottoporrà come nuova proposta il testo approvato in seconda lettura dal Parlamento Europeo senza alcuna modifica.

Ora queste richieste potrebbero sembrare contrarie alle regole dell’Unione Europea, così come antidemocratiche, ma ammettiamolo, queste subdole mancanze non sono mai state un problema per la stimata Presidenza. Se la Presidenza non è in grado di violentare il resto del Consiglio (o la Commissione, o chiunque altro sia coinvolto) fino a sottomettersi, può, a sua discrezione, distribuire le bustarelle in modo da ottenere l’effetto desiderato (in fin dei conti sono soldi della Presidenza).”

Nelle parole del professionista di Helsinki, l’ amarezza e la delusione vengono a fatica coperte dall’ ironia, ma l’ iniziativa, a poche ore dal suo lancio, sembra raccogliere un sorprendente numero di adesioni.

E’ il popolo della rete che ancora una volta, a suo modo, cerca di fare sentire la propria voce là, dove i nostri rappresentanti democraticamente eletti, diciamocelo, piegandosi di fronte agli interessi della potente lobby delle multinazionali statunitensi, non difendono la piccola e media impresa europea, i singoli sviluppatori, la cultura, il progresso scientifico, i cittadini. In altre parole, stanno fallendo l’ obbiettivo.

Per approfondire:

http://www.italy.fsfeurope.org/projects/swpat/swpat.it.html
http://swpat.ffii.org/
http://www.nosoftwarepatents.com/it/m/intro/index.html
http://www.softwarelibero.org/documentazione/brevettisw.shtml

Le vicessitudini della direttiva su brevetti software seguita da Punto Informatico:
http://punto-informatico.it/archivio/tnotizie.asp?sel=0&sand=brevetti+direttiva

Tags:

Deputados aprovam liberação dos transgênicos

Posted by Marco Frattola on March 13, 2005
ambiente / Comments Off

Na contramão de manifestações contrárias ao plantio dos alimentos transgênicos, a Câmara dos Deputados aprovou ontem, 2 de março, a Lei de Biossegurança, que regulariza a produção de Organismos Geneticamente Modificados (OGM). O projeto recebeu 352 votos favoráveis e 60 negativos e dá à CTNBio poderes para liberação do plantio e comercialização desses produtos. Em janeiro, o Governo Federal já havia liberado a safra transgênica de 2005 através da Medida Provisória 223. Motivado pela pressão de grupos interessados na pesquisa com células-tronco, tema que divide a Lei com os transgênicos, o presidente da Câmara, Severino Cavalcanti (PP), colocou a matéria para votação.
 

Não existem testes que comprovem a segurança dos transgênicos em relação ao meio ambiente e ao consumo humano, porém, já foi comprovado que a abundante quantidade de herbicidas usados em plantações transgênicas contaminam os lençois freáticos e os solos. A diversidade de sementes também está em risco. Os grãos geneticamente modificados desenvolvem imunidade, exigindo doses mais fortes, prejudicando mais o meio ambiente e levando a uma uniformização das sementes, que terão cada vez mais as mesmas características. A argumentação de que o aumento na produção dos alimentos, em consequência dos transgênicos, poderá acabar com a fome também é rebatida. De acordo com a Organização para Agricultura e Alimentação, órgão ligado a ONU, existem 826 milhões de pessoas que chegaram ao nível mais elevado de fome, enquanto 32% da produção de alimentos cresceu nos últimos anos.
 
O interesse em aprovar os transgênicos, para organizações que se opõem ao seu uso, é baseado na participação no agronegócio de exportação – atualmente inclinado para a indústria da transgenia.
 
__________________________________________________________________________________
© Copyleft http://www.midiaindependente.org:
É livre a reprodução para fins não comerciais, desde que o autor e a fonte sejam citados e esta nota seja incluída.

la traduzione italiana a cura di Ivana Traversim:

La Camera dei Deputati da il via libera agli OGM. – Brasile 03/03/2005

Nella direzione opposta alle manifestazioni di opposizione alla coltivazione dei cibi transgenici, il 2 marzo, la Camera dei Deputati ha approvato la legge sulla biosicurezza – Lei de Biossegurança – che autorizza la produzione e l’ uso degli organismi geneticamente modificati (OGM).

Il progetto ha ricevuto 352 voti favorevoli e 60 contrari e assegna alla CTNBio (Ndt: Consiglio nazionale di Biosicurezza, composto dai rappresentanti di undici ministeri e direttamente legato alla Presidenza della Repubblica) il potere decisionale per quanto riguarda la regolamentazione della coltivazione e il commercio di tali prodotti.

A gennaio, tramite il provvedimento provvisorio 223, il governo brasiliano aveva già liberalizzato la produzione transgenica del 2005.

Le pressioni dei gruppi con interessi nel campo della ricerca sulle cellule staminali embrionali, argomento che fa parte della legge sulla Biosicurezza, ha fatto in modo che il nuovo presidente della Camera, Severino Cavalcanti (PP), mettesse il tema in votazione.

Non esistono test sperimentali che possano affermare la sicurezza degli organismi transgenici, sia per quanto riguarda l’ ambiente, sia per il consumo, però, è già stato provato che la grande quantità di erbicida impiegato nelle coltivazioni transgeniche contamina i lenzuoli freatici e i terreni.

La nuova legge mette a rischio anche la diversificazione delle semenze. I semi geneticamente modificati sviluppano più immunità, esigendo così dosi sempre più forti di agrotossici, mettendo in pericolo sempre più l’ ambiente e causando un aumento nell’uniformizzazione delle sementi, che diventano ogni volta più omogenee e con le stesse caratteristiche.

Anche la tesi secondo la quale l’ aumento della produzione alimentare, come conseguenza delle coltivazioni transgenice, possa porre fine alla fame nel mondo è in discussione.

Secondo l’ Organizzazione per la Agricultura e Alimentazione, organo legato all’ ONU, mentre negli ultimi anni la produzione alimentare è cresciuta del 32%, esistono 826 milioni di persone per le quali il problema della fame rimane al livello più critico.

Secondo le organizzazioni che si oppongono all’ uso delle coltivazioni transgeniche, l’interesse nella loro approvazione, è dovuto alla partecipazione nell’ agribusiness di esportazione – attualmente molto incline verso l’ industria biotech.

Tags: ,

“Join the Fellowship and protect your freedom!”

Posted by Marco Frattola on March 01, 2005
fsf / fsfe / Comments Off

“Join the Fellowship and protect your freedom!”

Fellowship programme of FSFE launched to defend freedom in the digital
age.

“We stand up to protect our freedom to shape and participate in a
digital society that respects liberty and privacy.” With this slogan,
the Free Software Foundation Europe (FSFE) started its fellowship
program at the FOSDEM fair for Free Software last weekend in Brussels.

The resistance against software patents has shown that it is possible
to change things, but it has also shown that we need to do more. While
we were and still are defending ourselves against software patents,
other issues — old and new — could not be addressed as they should
have been.

“Global players aiming to spread their monopolies and business-models
are excerting influence on many levels through technology, legislation
and money.”, Stefano Maffulli, Italian representative of FSFE says and
concludes: “If our freedom is to be preserved, we need more shoulders
to support the work and more people to raise their voice.”

Fellowship comes at EUR 120,- (EUR 60,-) per year. All Fellows receive
a login on the Fellowship portal, a site to meet, communicate and
cooperate. Fellows can write blogs, share experience in forums and
remain informed about the latest news. Through this approach, it is
possible to bridge initiatives and people to stand united and
raise our collective voice. In addition, all fellows receive an email
alias @fsfe.org, a visible sign of their connection to the Free Software
Foundation Europe.

As a practical feature to strengthen their privacy and security, all
Fellows receive a unique, personalised OpenPGP compliant SmartCard
programmed and handled by Werner Koch, author of GnuPG and Head of
Office of the FSFE. With this SmartCard, all Fellows can communicate
securely and privately through digital signatures and encryption.
In addition, this protects your logins and data on disk, among other
things.

“This card is a a state-of-the-art hardware token for many different
applications, such as encrypting your email. Through this card, we put
the power of protecting data and privacy into the hands of all our
Fellows. We seek to make this power available to all, raising
awareness for privacy and security issues”, Werner Koch explains.

“In the past years, we have worked to the peak of our abilities and
beyond. We have seen that we can make progress, but also we had to
realise that the battle has only just begun. Defending our collective
freedom is something we need to do together. Consider this your call to
arms,” says Georg Greve.

Please join the Fellowship at http://www.fsfe.org/

About the Free Software Foundation Europe:

The Free Software Foundation Europe (FSFE) is a charitable
non-governmental organisation dedicated to all aspects of Free
Software in Europe. Access to software determines who may participate
in a digital society. Therefore the Freedoms to use, copy, modify and
redistribute software – as described in the Free Software definition-
allow equal participation in the information age. Creating awareness
for these issues, securing Free Software politically and legally, and
giving people Freedom by supporting development of Free Software are
central issues of the FSFE. The FSFE was founded in 2001 as the
European sister organisation of the Free Software Foundation in the
United States.

Further information: http://www.fsfeurope.org

When you would like to receive our press releases regularly please
subscribe to our mailinglist at
http://mail.fsfeurope.org/mailman/listinfo/press-release.
Thank you very much for your interest.


Joachim Jakobs
Press Speaker – FSF Europe (http://fsfeurope.org)
Heinrich-Heine-Str. 3, D-67134 Birkenheide (Tel: +49-179-6919565)

(Mon Feb 28 02:21:02)

Tags: